Le assemblee sono un nostro diritto, ma anche un nostro dovere.
La libertà di pensiero, opinione e associazione viene spesso data per scontata dagli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. Invece che un’occasione di partecipazione democratica e approfondimento di vari temi, l’assemblea, di classe o d’istituto, è considerata un’ora di svago, o una giornata di vacanza. E’ questa l’opinione diffusa. E’ questa l’opinione di migliaia di ragazzi che pensano che la scuola e l’educazione si esauriscano nel prendere qualche facciata di appunti e nell’imparare a memoria un capitolo di un manuale. Tenere la testa china sui libri è certamente utile per formarsi, per accrescere la propria cultura, e anche, perchè no, per meritare un bel voto nel compito in classe. Ma incamerare informazioni passivamente, memorizzare nozioni a compartimenti stagni con il senno di poi è anche controproducente. Sembra un paradosso, come può lo studio, quasi divinizzato nelle scuole, essere dannoso? Studiare e basta, senza dedicarsi ad altro, è come indossare dei paraocchi. Non si vedono più gli altri, i compagni di classe, i compagni di scuola, i compagni di generazione. Non ci si rende conto di quanto siano importanti il confronto e il dialogo.
Le assemblee servono a questo. Nelle assemblee di classe si dovrebbe discutere di problematiche relative al gruppo classe e alle relazioni con i docenti, sono un’occasione per avanzare proposte, o semplicemente per parlare, per fare il punto della situazione. Le assemblee di istituto sono utili a porre gli alunni di fronte a temi di attualità e di interesse. Sono una finestra sulla realtà. Sono un nostro dovere, quindi, perchè in quanto cittadini è nostro dovere imparare a rapportarci anche con il mondo al di fuori del microcosmo della scuola. Sono un nostro dovere anche perchè altri, in passato hanno combattuto perchè diventassero un diritto, una garanzia. L’assemblea, infatti, è anche un diritto. Nei regolamenti di istituto le assemblee sono annoverate nei primi articoli. Dovrebbero essere tra le priorità degli studenti, invece sono a malapena considerate, spesso addirittura disprezzate.
La motivazione di questo fenomeno va ricercata sia nel singolo studente sia nel sistema scolastico. Per quanto riguarda il singolo, si possono notare disinteresse, se non deresponsabilizzazione, rispetto a quello che accade nella scuola, quasi nessuno si preoccupa di nulla se non del proprio voto, del proprio successo. Essere ambiziosi è un bene, ma l’ambizione può essere incanalata contemporaneamente sia nel successo scolastico di per sé, sia in altre iniziative. In difesa di noi ragazzi si potrebbe sostenere che essendo ancora giovani non ci rendiamo conto di certe cose, ed è qui che la scuola dovrebbe intervenire e sensibilizzare gli alunni. Però non lo fa. Anzi, spesso fa l’opposto. Dalla prima alla quinta superiore, ci sarà sempre almeno un professore per classe che si lamenterà della perdita di tempo e dell’inutilità che costituiscono le assemblee. Sostengono che a nessuno importa nulla di quello che viene detto, che si crea solo dell’inutile confusione, che molti ne approfittano per stare a casa, che sono organizzate male. In parte hanno ragione, ma è un circolo vizioso. Un’ignoranza di fondo porta a sottovalutare il valore di un’ assemblea di istituto, solo pochi sono interessati, la maggioranza non presta attenzione e ci sono molte assenze. Di conseguenza l’assemblea risulta in un fallimento, i professori si lamentano e il Dirigente scolastico minaccia di non dare il permesso di tenere un’altra assemblea. Così si radica la convinzione che sia un affare di poco conto. E’ qui che gli insegnanti sbagliano. Indossano anche loro i paraocchi. Sono esclusivamente interessati alla loro materia, a stare in pari con il programma, ad avere una classe migliore di quella dei colleghi. Pretendono di costringerci a tenere la testa china, a studiare passivamente. A parole, a volte, sostengono l’importanza del dialogo e del lavoro di gruppo, ma il dialogo e il lavoro di gruppo devono essere fatti a modo loro, con i loro criteri e le loro regole. Respingono qualunque altra modalità, rendendo passiva una modalità di apprendimento potenzialmente attiva.
Dal punto di vista di studente, è una delusione enorme, nonchè motivo di indignazione, sentire un insegnante, un educatore, pronunciarsi contrario al diritto di assemblea. Ed è ancora peggiore quando a farlo è il dirigente scolastico, soprattutto quando la richiesta, che suona quasi come un ordine, è supportata da argomentazioni estremamente deboli, per esempio il fatto che il palazzetto dello sport in cui si tiene l’assemblea abbia un’acustica cattiva, o il fatto che ci sia una scarsa affluenza. Il problema della scarsa affluenza è innegabile, ma è riconducibile al circolo vizioso di cui sopra. E’ comunque fondamentale tutelare quella minoranza che si interessa dei fatti e che partecipa alle assemblee con interesse e attenzione, e lasciare a questo esiguo gruppo di studenti la possibilità di associarsi, esprimersi liberamente, e dialogare con i propri compagni, nel tentativo di renderli più consapevoli. Stando al Regolamento di Istituto, infatti, l’assemblea di istituto può essere richiesta dalla maggioranza del comitato studentesco o dal 10% degli studenti. Tuttavia, se il Dirigente e i professori sono ostili a tali iniziative, è facile sentirsi impotenti e essere tentati ad abbandonare la causa. E’ necessario che questo non accada.
Non bisogna lasciarsi scoraggiare da un ambiente ostile, e bisogna trovare il coraggio di far sentire la propria voce. Ci sono ragazzi che credono in tutto questo, che sono consapevoli della situazione e che vogliono cambiarla. E’ importante parlare con i propri compagni e amici, portare avanti delle argomentazioni serie e solide anche parlando con i coetanei, così che anche loro si rendano conto dell’importanza di avere rapporti con gli altri, con l’esterno. In passato altri studenti hanno combattuto per ottenere il diritto di associazione, oggi è un nostro dovere fare in modo che resti un diritto, un diritto da esercitare nel miglior modo possibile per la nostra crescita in quanto persone e cittadini.
Le assemblee servono a questo. Nelle assemblee di classe si dovrebbe discutere di problematiche relative al gruppo classe e alle relazioni con i docenti, sono un’occasione per avanzare proposte, o semplicemente per parlare, per fare il punto della situazione. Le assemblee di istituto sono utili a porre gli alunni di fronte a temi di attualità e di interesse. Sono una finestra sulla realtà. Sono un nostro dovere, quindi, perchè in quanto cittadini è nostro dovere imparare a rapportarci anche con il mondo al di fuori del microcosmo della scuola. Sono un nostro dovere anche perchè altri, in passato hanno combattuto perchè diventassero un diritto, una garanzia. L’assemblea, infatti, è anche un diritto. Nei regolamenti di istituto le assemblee sono annoverate nei primi articoli. Dovrebbero essere tra le priorità degli studenti, invece sono a malapena considerate, spesso addirittura disprezzate.
La motivazione di questo fenomeno va ricercata sia nel singolo studente sia nel sistema scolastico. Per quanto riguarda il singolo, si possono notare disinteresse, se non deresponsabilizzazione, rispetto a quello che accade nella scuola, quasi nessuno si preoccupa di nulla se non del proprio voto, del proprio successo. Essere ambiziosi è un bene, ma l’ambizione può essere incanalata contemporaneamente sia nel successo scolastico di per sé, sia in altre iniziative. In difesa di noi ragazzi si potrebbe sostenere che essendo ancora giovani non ci rendiamo conto di certe cose, ed è qui che la scuola dovrebbe intervenire e sensibilizzare gli alunni. Però non lo fa. Anzi, spesso fa l’opposto. Dalla prima alla quinta superiore, ci sarà sempre almeno un professore per classe che si lamenterà della perdita di tempo e dell’inutilità che costituiscono le assemblee. Sostengono che a nessuno importa nulla di quello che viene detto, che si crea solo dell’inutile confusione, che molti ne approfittano per stare a casa, che sono organizzate male. In parte hanno ragione, ma è un circolo vizioso. Un’ignoranza di fondo porta a sottovalutare il valore di un’ assemblea di istituto, solo pochi sono interessati, la maggioranza non presta attenzione e ci sono molte assenze. Di conseguenza l’assemblea risulta in un fallimento, i professori si lamentano e il Dirigente scolastico minaccia di non dare il permesso di tenere un’altra assemblea. Così si radica la convinzione che sia un affare di poco conto. E’ qui che gli insegnanti sbagliano. Indossano anche loro i paraocchi. Sono esclusivamente interessati alla loro materia, a stare in pari con il programma, ad avere una classe migliore di quella dei colleghi. Pretendono di costringerci a tenere la testa china, a studiare passivamente. A parole, a volte, sostengono l’importanza del dialogo e del lavoro di gruppo, ma il dialogo e il lavoro di gruppo devono essere fatti a modo loro, con i loro criteri e le loro regole. Respingono qualunque altra modalità, rendendo passiva una modalità di apprendimento potenzialmente attiva.
Dal punto di vista di studente, è una delusione enorme, nonchè motivo di indignazione, sentire un insegnante, un educatore, pronunciarsi contrario al diritto di assemblea. Ed è ancora peggiore quando a farlo è il dirigente scolastico, soprattutto quando la richiesta, che suona quasi come un ordine, è supportata da argomentazioni estremamente deboli, per esempio il fatto che il palazzetto dello sport in cui si tiene l’assemblea abbia un’acustica cattiva, o il fatto che ci sia una scarsa affluenza. Il problema della scarsa affluenza è innegabile, ma è riconducibile al circolo vizioso di cui sopra. E’ comunque fondamentale tutelare quella minoranza che si interessa dei fatti e che partecipa alle assemblee con interesse e attenzione, e lasciare a questo esiguo gruppo di studenti la possibilità di associarsi, esprimersi liberamente, e dialogare con i propri compagni, nel tentativo di renderli più consapevoli. Stando al Regolamento di Istituto, infatti, l’assemblea di istituto può essere richiesta dalla maggioranza del comitato studentesco o dal 10% degli studenti. Tuttavia, se il Dirigente e i professori sono ostili a tali iniziative, è facile sentirsi impotenti e essere tentati ad abbandonare la causa. E’ necessario che questo non accada.
Non bisogna lasciarsi scoraggiare da un ambiente ostile, e bisogna trovare il coraggio di far sentire la propria voce. Ci sono ragazzi che credono in tutto questo, che sono consapevoli della situazione e che vogliono cambiarla. E’ importante parlare con i propri compagni e amici, portare avanti delle argomentazioni serie e solide anche parlando con i coetanei, così che anche loro si rendano conto dell’importanza di avere rapporti con gli altri, con l’esterno. In passato altri studenti hanno combattuto per ottenere il diritto di associazione, oggi è un nostro dovere fare in modo che resti un diritto, un diritto da esercitare nel miglior modo possibile per la nostra crescita in quanto persone e cittadini.
Sara Monti 5D Liceo Scientifico Valeriani 18/01/2018