Friday, 8 January 2021

Studenti Untori

L'8 gennaio 2021, mi sono recato a Bologna per ritirare una certificazione all'università. Nulla di eccezionale se non fosse che è in corso una pandemia e la Regione Emilia-Romagna si trova in "zona gialla", ovvero sono permessi gli spostamenti all'interno della regione stessa. Sarebbe anche un giorno di scuola, ma gli studenti delle superiori non hanno ripreso la didattica in presenza.

Dopo l'estate, in vista della ripresa delle lezioni si era posto il problema dei trasporti pubblici, spesso sovraffollati, non idonei alla situazione sanitaria. La Regione ha provato a rimediare con le sue risorse e sono stati aggiunti 400 autobus per aumentare la capienza complessiva delle tratte e quindi, sperabilmente, diminuire il numero di persone su ogni mezzo. Nel frattempo la didattica in presenza ha proseguito a singhiozzi per gli studenti delle superiori e delle università. La situazione ha preso una brutta piega quando è stato evidente che le misure prese non hanno sortito gli effetti sperati e nelle ultime settimane, prima della pausa natalizia, è stato deciso che si sarebbe fatta didattica online per tutti.

Tornando all'8 gennaio, finito il periodo di vacanza, è stato deciso che gli studenti delle scuole superiori in Emilia-Romagna, riprenderanno le lezioni il 25 gennaio. La curva dei contagi non mostra segni di miglioramento e sarebbe una misura accettabile se non fosse per la situazione che si presenta proprio oggi. La Città di Bologna, in orario non scolastico, si presenta affollata come se nulla fosse, anche io ero lì e facevo parte della folla, ma qualunque fosse stata la situazione, avevo un giorno e un orario da rispettare per la mia "gita urbana" e ovviamente altre persone erano lì per un appuntamento, un impegno di studio, di lavoro, di necessità. Il fatto che suona storto è che gli studenti sono gli unici a cui viene sempre imposto il peggio. Creano assembramento e congestionano i mezzi pubblici, allora vengono lasciati a casa a seguire le lezioni davanti a uno schermo, mentre tutti gli altri vanno dove vogliono e creano assembramenti alla fermate degli autobus e lungo le vie dello shopping.

Qual è la differenza allora? In una società sviluppata, andare a fare la spesa, andare a lavorare, andare a scuola, andare a comprare un libro, sono attività ugualmente importanti. La sensazione è che si vogliano penalizzare gli studenti perché è la via facile e meno rischiosa. Molti non capiscono e sono contenti di stare a casa perché "così non si fa nulla", nell'immediato non perdono lo stipendio e quindi non diventano una bomba sociale pronta a esplodere. A perderci sarà il loro futuro, ma "va beh, tanto è lontano", "che sarà mai, hanno tutta la vita davanti". La classe politica che non riesce ad avere una visione lungimirante, preferisce le soluzioni rapide. I bonus, i condoni, gli slogan, tutto è pensato per non scontentare nell'immediato e tirare avanti finché la barca va, ma il futuro è dietro l'angolo. Cosa ne sarà dei giovani di oggi quando si ritroveranno i debiti, un'istruzione carente e le infrastrutture trascurate da anni di incuria?

La situazione è grigia, nonostante per la gestione degli studenti siano state avanzate molte ipotesi sensate: aumentare i mezzi a loro disposizione per recarsi a scuola senza creare assembramenti, dove necessario scaglionamenti negli ingressi e nelle uscite, orari differenziati, aperture pomeridiane. Misure quali il distanziamento e le mascherine si sono dimostrate efficaci in molteplici situazioni, perché a scuola non dovrebbero funzionare? E' drammatico che in tutti questi mesi non si sia trovata la capacità organizzativa per attuare un piano efficace. Riuscire in questa operazione darebbe un segnale di ripresa e mostrerebbe la buona volontà della politica nel voler uscire da una situazione pesante per tutti.

No comments:

Post a Comment

Inserisci commento